INNOVAZIONE

L'obiettivo di INNOVA SOIA è stato quello di migliorare ed innovare la coltivazione della soia nel comprensorio pisano; il progetto interviene trasferendo le più recenti agro-tecniche in materia di intensificazione sostenibile. Dopo un'attenta valutazione delle caratteristiche pedoclimatiche ed agronomiche del territorio interessato, nelle aziende selezionate saranno introdotte, tramite test in situ, le migliori varietà NO OGM del germoplasma disponibili sul mercato al fine di individuare quali accessioni garantiscono le migliori performance in diverse condizioni edafiche e climatiche. Le tecniche di lavorazione ridotte per la preparazione del letto di semina saranno introdotte al fine di diminuire i costi diretti e le emissioni, garantendo al contempo il mantenimento della fertilità del suolo, minimizzando le perdite di sostanza organica per mineralizzazione (Mazzoncini e Bonari 2002; Silvestri et al., 2006; Mazzoncini et al., 2008). Nelle aziende selezionate saranno introdotti sistemi di irrigazione ad alta efficienza e gli strumenti per la loro gestione, al fine di ridurre gli sprechi di acqua irrigua e minimizzare gli stress, garantendo una migliore stabilità della qualità (percentuale proteica e lipidica) della granella raccolta. Saranno trasferite le conoscenze affinché gli agricoltori siano in grado di gestire in maniera ottimale le concimazioni e l'impiego di diserbanti, introducendo soluzioni ad hoc per la gestione irrigua o in asciutta, dove questa sia possibile. Recentemente sono stati messi a punto una serie di "fertilizzanti naturali" in grado di migliorare le performance quanti-qualitative di diverse colture proteiche. L'impiego di questi biostimolanti, sotto forma di funghi micorrizici per la soia, garantisce una migliore assimilazione a livello radicale dei micronutrienti, in particolare del fosforo (Pellegrino et al., 2009; Pellegrino et al., 2010). Il progetto prevede il trasferimento di tale innovazione nelle aziende selezionate al fine di garantire produzioni areiche superiori in quantità e qualità non incrementando gli input chimici, migliorando quindi l'efficienza del sistema produttivo.
La letteratura scientifica ha valutato i panelli di soia come fonte proteica e di olio nella maggior parte delle specie di animali di interesse zootecnico, tuttavia ad oggi è molto esiguo il numero di aziende che li utilizza e, di solito, esse sono limitrofe al sito di produzione. Vista l’assenza di impianti di questo tipo in Toscana, ad oggi le filiere zootecniche toscane utilizzano quasi esclusivamente farina di estrazione di soia (direttamente come materia prima o come componente di un mangime composto ed integrato) di provenienza extraregionale e, molto spesso, extra-nazionale. La sola eccezione è rappresentata dalle aziende certificate BIO per le quali l’uso di tale materia prima è vietato. L’inserimento del panello di soia o, della soia cruda integrale, nella razione degli animali rappresenta una novità per il panorama zootecnico regionale, soprattutto se si prende in considerazione la possibilità di utilizzare granella di soia a basso o nullo tenore di fattori antinutrizionali e l’utilizzo di panelli di soia a basso contenuto di olio, derivanti da processi meccanici di estrazione innovativi.
Nel caso dell’allevamento di suini, l’utilizzo di un panello di soia al 5% di olio residuo nella fase di allevamento del suinetto in accrescimento rappresenterebbe una novità in termini di tecnica di razionamento in quanto consentirebbe di eliminate la farina di estrazione di soia e l’integrazione con oli che solitamente viene operata per aumentare il potere energetico delle razioni. A livello di allevamento, pertanto, ci sarebbe un ritorno diretto relativo alla semplificazione del razionamento e della gestione delle materie prime, al raccorciamento della filiera, con la possibilità di valorizzare ulteriormente le carni dei suini attraverso un più saldo legame con i prodotti del territorio. Data la grande diffusione della farina di estrazione di soia nell’allevamento suino e la sua provenienza quasi esclusivamente extranazionale, questo aspetto rappresenta un elemento chiave nella creazione di una filiera di suino toscano allevato con alimenti toscani.
Nel caso della filiera del latte bovino, oltra a tali aspetti, l’innovazione proposta consentirebbe di realizzare miglioramenti della qualità del latte dal punto di vista del suo valore nutrizionale, andando ad aumentare il contenuto di acidi grassi polinsaturi, tra cui l’acido linoleico coniugato, dalle potenziali attività bioattive per l’uomo. La disponibilità di panello di soia o di soia intera a livello regionale darebbe modo alle filiere zootecniche toscane di chiudere i processi produttivi all’interno della regione e, al contempo, di introdurre alimenti che, grazie al loro apporto in olio, possono, in taluni casi, contribuire a migliorare la qualità del prodotto finito.
Sul piano dell'innovazione tecnologica è necessario pervenire alla fattibilità di un processo di spremitura di semi di soia che garantisca un tenore di olio residuo nel panello inferiore al limite di 5 % attualmente perseguibile con le tecnologie disponibili sul mercato. Il raggiungimento di questo obiettivo deve essere vincolato dalla garanzia di qualità dell’olio prodotto, fattore che attualmente limita la resa di spremitura e quindi il residuo di olio nel panello. Per garantire una elevata qualità dell’olio occorre infatti limitare la temperatura durante la spremitura, e quindi l’efficienza della spremitura.